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Compiti per le vacanze? Sì, no o forse? Perchè?



A mio padre, che ogni giorno mi diceva: 
_Studia, poi puoi fare anche lo spazzino. 

Non importa cosa farai, ma non essere ignorante."


Scrivo questo post per il piacere di condividere una pensiero su cui ho ragionato, in particolar modo in questa estate un po' particolare, che segna il passaggio tra gli anni della scuola primaria e l'inizio della secondaria di primo grado. Il mio desiderio è quello di offrire uno spunto di riflessione e aprire un confronto costruttivo, non ho la pretesa di scrivere un postulato universale e mi va di ascoltare altri punti di vista maturati.


Compiti delle vacanze? Sì, no o forse.
La mia risposta è: dipendente. Ragioniamo sui: perchè?


Un adagio dice che un campo che ha riposato offre un buon raccolto; io sono assolutamente d'accordo sia importante il riposo: quello notturno, con buone pratiche d' igiene del sonno che valgono per i grandi, ancora più per i bambini e ragazzi e credo, per tutti noi immersi nella società del fare, sia non meno importante avere giorni di di latenza o periodi in cui si rallenta, per dare respiro a corpo, mente e spirito ragionando su se stessi e verso cosa si sta andando.

Come preannunciato dal titolo del post, vorrei ragionare sui compiti delle vacanze, in maniera generica, consapevole che le esigenze e le potenzialità di uno studente di scuola primaria sono evidentemente differenti da quelle dei ragazzi che stanno concludendo la scuola secondaria di secondo grado.
Porto qui la mia esperienza di madre di una  neo undicenne e di educatrice che ha sempre lavorato in ambito scolastico.

Credo possa essere utile durante le vacanze di Natale o Pasqua (perchè relativamente brevi) non avere compiti o averne molto pochi, perché permettere agli studenti di ricaricarsi, annoiarsi, passare tempo con familiari, amici, dedicarsi ai propri hobby.

Diverso è il mio sguardo verso i compiti da svolgere nelle vacanze estive, che per gli studenti in Italia durano circa 3 mesi.

Sostengo sia opportuno durante queste vacanze oziare, annoiarsi, divertirsi, condividere e impegnarsi.

Cosa significa impegnarsi? Avere incarichi domestici commisurati all'età, momenti pianificati di ripasso scolastico, divenire e sentirsi responsabili.

Non intendo dire che per tre mesi, 5 giorni a settimana, si debba studiare o ripassare ore.

Penso sia utile una buona pianificazione del ripasso scolastico strutturato, che non sia una scorpacciata (così in due settimane ci leviamo il mal di pancia grandi e piccini!), ma un'opportunità per rivedere con calma, in maniera emotivamente piacevole i contenuti, sfidare se stessi nella ricerca di riscoprire con pazienza quello che non si ricorda. 

La calma, è fondamentale, purtroppo anche i nostri figli sono molto concentrati sul fare, sul produrre risultati (fossero anche scadenti e raffazzonati), piuttosto che sui processi attraverso i quali apprendono e sulla consapevolezza delle strategie che mettono in atto. Su questo dobbiamo interrogarci, lo dico a me per prima, abbiamo la responsabilità su questo, come educatori e come "modelli" che loro osservano ogni giorno.

Non sono una docente, ho sempre desiderato educare, non ho molto da insegnare. 
Sono una mamma e un'educatrice socio - culturale (con una specializzazione nelle strategie metacognitive): la ragione per cui penso che in tre mesi estivi sia importante avere momenti di studio non è solo legata agli apprendimenti (ovviamente la ripetizione consolida gli apprendimenti, si possono rivedere lacune, l'attenzione va esercitata), ma è per imparare progressivamente a conciliare divertimento , riposo e responsabilità.

Nessuno si diverte, ozia per tre mesi. In questo periodo estivo non sto lavorando retribuita, ma svolgo lavoro non retribuito, come molti altri. Mi occupo delle persone intorno a me, della casa, del bucato, della spesa, degli animali domestici, ripasso, imparo, creo contenuti.

Una responsabilità ci deve essere, non verso i docenti per timore che potrebbero avere una reazione, ma per la consapevolezza di essere responsabili di sè stessi (ovviamente questa va mediata e maturata nel tempo) ci deve essere. 

E' innanzitutto per il nostro bene che impariamo, progrediamo, ci mettiamo in discussione, non per compiacere gli altri, per timore dei giudizi o per essere i migliori. Noi siamo responsabili di ciò che diventiamo ogni giorno e a questo è bene essere educati sin da piccoli. 

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