S.O.S. Tata, ma....

 
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Il nuovo ruolo di mamma mi ha permesso di confrontarmi con un problema che probabilmente coinvolge molti genitori: quello della ricerca di una tata!

Sono molte le ragioni per cui una famiglia con prole può aver bisogno di una baby sitter: un preococe rientro lavorativo per cui la coppia non si sente di affidare un bimbo così piccolo ad una comunità come quella rappresentata dal nido preferendo che venga seguito all'interno dell'ambiente domestico, il bisogno di coprire poche ore d'assenza o la necessità di fronteggiare eventuali emergenze ed imprevisti.

In tutte queste situazioni sicuramente i genitori desiderano affidare il proprio cucciolo ad una persona educata, onesta, sensibile, dolce, equilibrata, inoltre se la tata è anche creativa nessuno disdegna! La tata deve sicuramente essere empatica, questa è una dote che dipende dall'ambiente, dalle esperienze familiari e di vita della tata. Circa questi aspetti tutti i genitori sono concordi. 

C'è invece una questione, che come educatrice-mamma, mi sta profondamente a cuore:quella relativa alla formazione della tata. Personalmente vorrei una  tata con competenze pedagogiche, non perforza laureata ovviamente, ma che abbia fatto studi nel settore!

Come educatrice, credendo profondamente nel valore dell'educazione come atto che sottende intenzionalità e reciprocità (quando si agisce o si parla con l'educando, anche con un lattante, dev'esserci il desiderio di stabilire un contatto, perchè il piccolo possa comprendere il messaggio e dare un output), trascendenza (l'intenzione di andare oltre il momento. Per esempio se stiamo leggendo un libro insieme: stiamo imparando a condividere esperienza, stiamo ampliando il linguaggio, la rappresentazione mentale, il pensiero ipotetico, scoprendo la relazione causale e temporale tra gli eventi), mediazione del significato (quando comunico al bambino di non fare una cosa, di fare un determinato percorso, spiego sempre il perchè, cerco di aiutarlo a dare un senso all'agire).  La figura educativa di riferimento, anche la tata quindi, deve aiutare il bambino a tirar fuori abilità, sapendolo incoraggiare, stimolare, trovando parole e gesti adatti per costruire  senza ferire. Per fare tutto questo non basta essere persone sensibili, amare i bambini, ma soprattutto in momenti particolari, è necessario conoscere le tappe evolutive, possedere almeno i rudimenti di pedagogia e non guasta avere pregresse esperienze in ambito educativo, perchè  una cosa è certa: ogni bambino è unico!

Quando si pensa alla ricerca della baby sitter si pensa prevalentemente ad una figura femminile e se aprendo la porta ci si trovasse davanti un uomo, quali sarebbero i sentimenti di mamma e papà? Cambierebbero le aspettative?

Sarei ben lieta di conoscere le opinioni e testimonianze dei lettori circa il tema della ricerca della tata: cosa vi aspettate? Con che criteri ne avete scelta una? Avete esperienze dirette come babysitter? 

Per la stesura di questo post, ringrazio le persone con cui ho avuto l'opportunità di confrontarmi tramite FaceBook: Claudia Manfredini (mamma), Davide Di Pierro (esperto in teatro per ragazzi, zio),  Ismaela Evangelista (psicologa e psicoterapeuta), Nicoletta Vitrugno (mamma), Cinzia Ragusa (educatrice), Daniela Di Mauro (mamma) e Sabina M. Radaelli (mamma). Ringrazio mia figlia Giulia, perchè mi permette ogni giorno di crescere e confrontarmi con nuovi bisogni e situazioni.

Commenti

  1. sai che è una questione non semplice, la tua Nadia...hai sollevato una riflessione profonda. Non sono ancora mamma, ma sono stata baby sitter. A volte sono stata chiamata da persone che mi conoscevano personalmente già da tempo (vicini di casa, genitori di vecchi bambini del nido). Spesso mi è arrivata la richiesta proprio da genitori di bambini che frequentavano il nido, ma un'educatrice non potrebbe intrattenere rapporti extralavorativi con le famiglie (sia professionalmente sia contrattualmente) e ho indicato nomi di amiche fidate, che magari in quel periodo non stavano lavorando

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