La mia prima bicicletta: un progetto di sostegno a distanza.

Recensione: http://www.ediciclo.it/index.php?qr=la_mia_prima_bicicletta_di_autori_vari_scheda_libro&pagid=prod_det&_get_prod_id=1232


"La mia prima bicicletta" è un grazioso libricino rosa confetto, che ha catturato la mia attenzione mentre passavo tra gli stand affollati di ExpoBici (http://www.expobici.it/), una grande e importante Fiera Padovana, che ogni anno accende i riflettori sul mondo della bicicletta.

Questo libricino dal colore pastello, che mi fa tornare alla mente lo zucchero filato che vedevo al Luna Park quando ero bambina, è il frutto dei ricordi infantili di ben 31 autori distinti provenienti dal mondo del giornalismo, della cultura e dello sport. Questi racconti, in un primo momento pubblicati nel blog di Ediciclo: http://www.ediciclo.it/blog/?cat=3 , sono diventati un libricino.


Le ragioni per cui ho deciso di presentare su questo Blog il libricino sono plurali e sebbene diverse, tutte molto importanti.


Burkina Faso, Africa.

La prima motivazione è di carattere sociale, infatti per rinforzare il binomio bambino-bicicletta il libro è stato legato ad un progetto di sostegno a distanza della comunità di Sant'Egidio, in Burkina Faso (Africa). Gli autori dei ricordi, hanno deciso di destinare i diritti al progetto, affinché sia possibile acquistare delle biciclette per consentire ai bambini di raggiungere quotidianamente la scuola, diversamente molto distante.






Un'altra motivazione è di tipo ambientale. Il Nostro Pianeta è un dono prezioso: sin dal giorno della nostra nascita è palcoscenico delle nostre vite, una presenza così rilevante, da sembrare ovvia e scontata. In realtà la Terra è in pericolo, perché l'uomo non la rispetta, perché le fa del male. Una delle ragioni per cui il Nostro Pianeta soffre è l 'immissione di sostanze inquinanti nell'aria.
Ripensare il modo in cui si fa uso dei mezzi di trasporto è un piccolo passo verso un cambiamento consapevole: aumentare i kilometri di piste ciclabili, affinché siano ben collegate tra loro costituendo una rete sicura, consente di utilizzare con regolarità la bicicletta per i piccoli spostamenti. Per venire incontro alle esigenze di coloro che intendono utilizzare la bicicletta per recarsi sul posto di lavoro o per piccole commissioni, sebbene risiedano in comuni dove non mancano salite, è possibile usufruire di una pedalata assistita utilizzando una bicicletta elettrica.




La terza ragione, non ultima in ordine d'importanza, è contrastare l'allarme obesità e quindi prevenire i problemi di salute correlati ad uno stile di vita sedentario. Pedalare all'aria aperta, diversamente anche su cyclette, consente di effettuare un lavoro aerobico che favorisce il controllo del peso, aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari, favorisce la tonificazione muscolare. Pedalare è un'attività a basso carico per le articolazioni, quindi tendenzialmente non presenta controindicazioni anche per le persone in sovrappeso.
Abituare i bambini sin dai primi anni ad esercitare l'equilibrio pedalando, educarli ad amare lo sport all'aria aperta, renderli consapevoli dell'importanza di conoscere (insieme all'adulto) la segnaletica stradale per muoversi in sicurezza, sono comportamenti che costituiscono una grande eredità da lasciare ai propri figli.



Poiché il tema "La mia prima bicicletta", mi è piaciuto molto, ho pensato di approfittare di quest'occasione per scrivere il mio ricordo e condividerlo con i lettori di questo Blog.
E Voi, ricordate la vostra Prima Bicicletta?



In ricordo di mio Padre e di zio Paolo.

"Teatro di molti pomeriggi della mia prima infanzia furono i viali alberati del Parco Rignon. Proprio quei luoghi torinesi popolati da grandi e piccini, testimoniarono la mia prima avventura a cavallo di due ruote.

Non so  dire di che colore fosse la mia prima bici e nemmeno ricordo la marca, ma so che fu mio padre a insegnarmi a pedalare: "pedalare senza rotelle" fu una delle preziose conquiste dei miei primi anni. Non credo di essere stata entusiasta all'inizio, ero una bimba particolarmente timorosa, ma il pensiero di vedere il viso di mio padre illuminarsi di un sorriso orgoglioso, mi avrebbe indotta persino ad imparare a guidare un aereoplano. 
Il giorno dell'iniziazione mio padre tolse alla piccola bicicletta solo una ruotina, quando ritenne che sapessi pedalare con disinvoltura, estrasse anche l'altra. Così bambina mi ritrovai a cercare l'equilibrio per poter andare avanti, scoprendo che lo si raggiunge quando non si ha timore, quando ci si sente sicuri ed è più semplice mantenerlo se la pedalata non è troppo lenta. Ero una piccola bimba dai codini neri, ignara che questo "rito di passaggio" fosse una lezione sull'arte di vivere.

La prima bicicletta di cui ho un'immagine nella mente, fu la Graziella rosa che mi regalò zio Paolo. Era rosa  come i miei sogni di bambina. La vidi per la prima volta nella camera da letto di mio zio: quel rosa mi colpì più di ogni cosa. 
Non ebbi occasione di far buon uso di quella bicicletta, non so come terminò i suoi giorni, ma il suo ricordo mi è caro, come colui che me la donò.

La mia prima vera bici, quella che desiderai e di cui feci esplicita richiesta, me la comprò mio padre in un supermercato all'alba della mia adolescenza: una mountain bike cambio Shimano col telaio nero e fuxia. Fu una delle ultime cose che mio padre ebbe l'opportunità di regalarmi. Inizialmente non la cavalcai quanto avrei voluto, perché la bambina timorosa era diventata un'adolescente un po' impacciata. Solo anni dopo, con quella bici feci allegre passeggiate e qualche salita di tutto rispetto, ma non mi lanciai mai per ripide discese, perché in tal caso ero solita scendere dalla sella per accompagnare la bicicletta a mano.

A circa vent'anni di distanza da quei ricordi, la mountain bike è ancora nel garage, graziata dai ladri che recentemente hanno rubato il mio ultimo acquisto a due ruote."





Commenti

  1. è molto bello da parte tua portare l'attenzione sull'argomento dell'adozione a distanza. una formula che anche io sostengo.
    grazie per il "ricordo" da te descritto con così tanta delicatezza.
    ciao, monica

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Monica, grazie per aver letto e grazie mille per aver scritto... :)

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Le cornicette.

I giochi dei bambini della Roma antica.

Cosa fa un educatore socio-culturale?