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La mente nasce dalle emozioni (cure materne e sviluppo mentale).


“La grandezza ed il vigore delle ali dipendono dalla profondità e dalla robustezza delle radici”, proverbio algerino.

Quando si parla di mente si entra in un territorio in cui si incontrano biologia, psicologia, neuroscienze e filosofia. Gerald Edelman neurobiologo e premio Nobel per l'immunologia, parla di mente come una speciale organizzazione della materia da cui essa è costituita, che dà vita a processi particolari. C'è pertanto una relazione tra l'organizzazione ed il processo.
Nei suoi studi Edelman dimostra come la strutturazione cerebrale non sia determinata unicamente dalla genetica, ma condizionata dalla continua interazione esistente tra soggetto ed ambiente: già durante lo sviluppo del feto si crea uno schema basale di reti neuronali, ma questo schema non è definitivo.
Studi recenti in ambito epigenetico e sperimentazioni etologiche hanno addotto ulteriori informazioni circa l'importanza della primissima infanzia e delle cure materne nello sviluppo non solo dell'intelligenza, intesa come un insieme di processi cognitivi, ma anche per quanto concerne gli aspetti emotivi dell'intelligenza; le esperienze possono indurre cambiamenti nel D.N.A. (acido desossiribonucleico, che contiene le informazioni necessarie alla vita degli organismi). Ricordiamo infatti, come il cervello (nell'interazione costante tra sistema limbico e neocorteccia) utilizzi le informazioni provenienti dall'ambiente esterno non solo per vivere una vita attiva, con capacità di problem solving, ma quanto il cervello elabori gli stimoli anche in termini emozionali e come queste emozioni siano determinanti per una vita di successo.
L'epigenetica, attraverso lo studio sui ratti, condotto dalla Mc. Gill University e diretto dal prof. Tie-Yuan Zhang , dimostra come l'attenzione materna nella primissima infanzia incida su un particolare gene (GAD1), che è implicato nel processo di modulazione della capacità di controllare le emozioni, quindi un bambino ben accudito sarà predisposto ad un migliore controllo emozionale.
Anche l'etologia conferma l'importanza delle cure materne nelle prime fasi di vita degli individui. Questo ci insegnano gli studi condotti sulle scimmie da Stephen Suomi: un modello familiare di attaccamento sicuro condiziona l'attività cognitiva del cervello. Le relazioni stabili predispongono alla “resilienza”, cioè la capacità di perseverare nelle proprie scelte, auto-motivandosi.
La pedagogia della mediazione considera la dimensione affettiva-relazionale un ingrediente necessario per lo sviluppo mentale dell'individuo. Lo stesso Reuven Feuerstein, tra i criteri di mediazione ha dato molto slancio all'intenzionalità e reciprocità, ossia alla voglia di entrare in contatto col bambino e catturarne l'attenzione e l'interesse. La mediazione del comportamento di condivisione sin dalla tenerissima infanzia, quando la mamma mostra al bimbo un oggetto e insieme a lui lo osserva e gioca, quando tiene in braccio il figlio modulando con espressività la voce nel leggergli una filastrocca o cantando una canzoncina, è una delle prime occasioni che il bambino ha per venire a contatto con l'Altro non solo come veicolo di cura, ma come portatore di emozioni.
Anche la mediazione del sentimento di appartenenza, che permette al bimbo già dai primi anni di comprendere di essere parte di un gruppo (la sua famiglia), è un esperienza fondamentale: questo permette al bimbo di superare progressivamente il suo innato egocentrismo, per imparare che nel gruppo ognuno porta e lascia qualche cosa di sé, per accogliere ed accettare un po' dell'altro. Per Maslow il bisogno di appartenenza ha un ruolo centrale nella sua piramide dei bisogni.
Ancora una volta la scienza ci ricorda quanto siano importanti le prime esperienze di vita del bambino, ribadendo la necessità che il genitore sia consapevole del proprio ruolo e di quanto i suoi comportamenti e le sue parole possano incidere nello sviluppo e nella felicità del proprio bambino, condizionando ciò che sarà da adulto.

(Immaginene: "Le tre età della donna", di Gustav Klimt)

Commenti

  1. E' intessantissimo questo discorso!Figurati...ci credo così poco :) che la mia tesi di laurea porta questo titolo "I vissuti emozionali e l'autoefficacia nella donna in gravidenza". Ho rivisitato l'intero vissuto emozionale della donna in gravidanza,approfondendo la dimensione femminile,le attività fantasmatiche ecc ecc.Inoltre ho anche aggiunto un'area sperimentale , testando i livelli di ansia ed autoefficacia nella gestante.
    Cordialissimi Saluti ;)
    Giusi Spoto

    RispondiElimina
  2. Grande Giusi, una tesi interessantissima!
    Grazie per aver lasciato un commento. mi piace tantissimo sentire i pareri altrui.
    Nadia s.

    RispondiElimina

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