Passa ai contenuti principali

Il programma "Bright Start" di Carl Haywood.

 
Ci sono bambini per cui la scuola non è solo un luogo di apprendimento e di socializzazione, ma è destinato ad essere il posto dove troppo spesso si scontrano con l'insuccesso, con la frustrazione che ne consegue e che mina fortemente l'immagine di Sè che costruiscono durante il percorso evolutivo.
Sono giovani studenti che pur conservando un potenziale intellettivo intatto hanno difficoltà di autoregolazione e di controllo dell'impulsività,  faticano a generalizzare gli apprendimenti, a cogliere  relazioni, usano il linguaggio per comunicare, ma non in maniera adeguatamente strutturata, hanno difficoltà nel realizzare che il pensiero viene elaborato nella loro mente, spesso attribuiscono la ragione del loro insuccesso a fattori esterni.
Queste difficoltà spesso sono evidenziabili sin dalla scuola materna, quindi è importante l'intervento precoce.
Ancor prima del successo è importante che il bambino maturi la consapevolezza di sè stesso come essere pensante, quindi è decisivo il ruolo della metacognizione: saper riflettere sui propri processi di pensiero. Già all'età di 4 - 5 anni un bimbo può rendersi conto che sta ricordando, che alcune cose fatica a riportarle alla memoria, si  può interrogare sul come iniziare un'attività, rendersi conto di aver commesso un errore.
L'insegnante mediatore in questo ambito si rivela  necessario: per aiutare il bimbo a ragionare sui propri processi  di pensiero, per insegnare a generalizzare gli apprendimenti, per simolare l'autoregolazione.
Per i bimbi della scuola dell'infanzia e delle prime classi elementari, è molto utile il  programma metacognitivo  Bright Start di Carl Haywood, di matrice neopiagettiana, influenzato dalla teroria di Vygostki circa l'area di sviluppo prossimale.
L'insegnante mediatore "entra nel gruppo" dei bimbi, non come docente che apporta contenuti, ma come colui  che si interpone tra il soggetto e gli stimoli esterni, per potenziarne le abilità cognitive  di base.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le cornicette.

Cornicette: fiori. Ricordo ancora con piacere quando al termine dell'esercizio decoravo la pagina con una bella cornicetta , al tempo per me disegnare cornicette era semplicemente un atto divertente, creativo e rilassante. In realtà tracciare cornicette per un bambino che sta terminando la scuola materna o che frequenta i primi anni della scuola elementare, può essere una risorsa per allenare non solo la creatività, ma per affinare la coordinazione mano occhio e alcuni aspetti cognitivi. Vediamo insieme come mai la cornicetta è una risorsa... Cornicetta: insetti. Per riprodurre una bella cornicetta, bisogna imparare ad osservare bene il modello : esplorarlo sistematicamente, identificarne la forma e le caratteristiche. Quindi è necessario riprodurre il modello, ma a questo fine si deve prima organizzare lo spazio (ossia i quadretti necessari), pianificare , comprendere quante righe tracciare, che orientamento dare alle righe (orizzontale, verticale, obliquo), indivi...

Coloritura Facilitata.

Mi piace molto proporre a mia figlia (4 anni compiuti da poco) delle attività. Pare si diverta e a volte è lei stessa a chiedermi con impazienza di farle fare qualcosa. Ammetto che per me è una gioia, perchè essendo una mia passione, mi sembra di trasmetterle qualche cosa di me, una sorta di eredità non materiale che le rimarrà. Per divertimento ho deciso di far sperimentare a G. la coloritura facilitata, solitamente è una strategia che si usa con bimbi che hanno difficoltà nel colorare con precisione e nel rispettare i bordi . Per chi non conoscesse la tecnica è molto semplice: si traccia il disegno col pennarello, quindi i bordi della figura vengono ripassati con colla vinilica ed una volta asciutti saranno in rilievo, creando un bell'effetto che a me ricorda  la gelatina.  Prima d'iniziare a colorare ho chiesto a G. di nominare le parti del Calimero e di passare il dito indice della mano con cui colora (la destra) sui contorni in rilievo. Mi sono r...

Mamma ed educatore professionale, due "mestieri" diversi con punti di contatto.

Giulia fa  la nanna.   Navigando sul web o parlando con conoscenti, mi è capitato spesso di leggere commenti circa le competenze educative delle mamme. Proprio da queste letture e dall'ascolto, è nata la mia riflessione che ho piacere di condividere... Diverse volte mi è capitato di ascoltare frasi del tipo: "Però Tizia non può capire, non ha figli!", non di rado la Tizia in questione era un'educatrice formata con anni d'esperienza!  Non è nemmeno raro percepire da parte dei genitori sfiducia nelle figure che ruotano intorno ai propri figli (pediatri, educatori, insegnanti, psicologi), come se nessuno eccetto loro avesse interesse nel tutelare il minore.  E' difficile, dal mio punto di vista separare l'essere mamma dal fare l'educatrice, perchè come genitore l'agire è determinato dall'intenzionalità educativa, ossia dalla volontà di aiutare mia figlia a sviluppare risorse, competenze e piano piano condurla verso una progressiva autono...