La battaglia dei folletti del Bosco di Conifere.
La favola che sto per proporVi, ha preso vita successivamente alla proposta narrativa di Giovanni Ferraro, direttore d'orchestra, compositore e favolista, direttore del blog "La Favola Vagante" .
La battaglia dei folletti del Bosco di Conifere.
Una
miriade di esserini dalle fattezze umane, con le orecchie a punta e
l'aria dispettosa entravano e uscivano con fare concitato da
minuscole cavità scavate nel tronco degli alberi: erano i folletti
del Bosco di Conifere.
Il
Bosco di Conifere confinava con il Villaggio di Ortofrutta, gli
abitanti di Ortofrutta erano contadini e come tutti i contadini
vivevano coltivando ortaggi difesi da spaventapasseri, seminando
distese di mais e curando con devozione generose piante che
restituivano frutti profumati in segno di gratitudine.
Tutti
i contadini del Villaggio sapevano che nel Bosco di Conifere vivevano
i folletti: un tempo lontano questi esili ometti arrivarono nel
bosco, scavarono i tronchi e vi fecero le loro case. Inizialmente i
folletti erano tutti amici, un po' birboni, ma si volevano un gran
bene: si aiutavano, condividevano le provviste di frutta e verdura
(che raccoglievano furtivamente dagli orti di Ortofrutta), non
dicevano bugie e si raccontavano persino le fiabe della buona notte.
Un
giorno, forse trasportato da un vento gelido, arrivò il Seme della
Discordia: questo seme venne coltivato e nutrito con invidia,
gelosia, menzogna, innaffiato con lunghi silenzi. Da allora i
folletti non furono più amici e si divisero in tribù. Nel Bosco di
Conifere dimoravano tre tribù di folletti: la Tribù dei Chicchi di
Mais i cui folletti indossavano un cappuccio giallo, la Tribù dei
Pisellini i cui folletti avevano al collo un ciondolo-pisellino e la
Tribù dei Chicchi di Melograno che calzava scarpette rosse. Il Seme
della Discordia affondò le sue radici, divenne una Grossa Pianta e
tra le Tribù fu sempre guerra.
Raimondo
Vagabondo che capitò ignaro tra i folletti, ebbe la sorte di
assistere a quella che fu la famosa Battaglia della Tribù dei
Chicchi, quella che cambiò la storia: pisellini, chicchi di
melograno e di mais sfrecciavano nell'aria come proiettili colorati,
rapidi come saette. Ruben della Tribù dei Melograni, servendosi di
un cucchiaino costruì una catapulta spara-semini. I folletti della
Tribù dei Pisellini lanciarono con la fionda pallini verdi, mentre i
folletti Melograno cercarono riparo dietro alle cortecce per poter
soffiare dalle cerbottane.
Ogni
Tribù ebbe i suoi feriti: folletti dagli occhi lividi, folletti con
grossi bernoccoli che spuntavano dalla fronte come funghi e persino
folletti con le ginocchia sbucciate. I combattenti esausti iniziarono
a colpire i loro stessi compagni: Gianni dei Melograno che aveva
sempre la testa tra le nuvole, soffiò un chicco rosso sulla fronte
di suo fratello Gigio, che si arrabbiò tantissimo. Si scatenò una
gran baraonda, la battaglia degenerò: nessuno lanciò più i
chicchi, si azzuffarono tutti come gatti, graffiandosi le guance e
strappandosi i capelli. I folletti sfiniti, caddero uno addosso
all'altro come birilli colpiti da una palla e sprofondarono in un
gran sonno. Quando si svegliarono si accorsero di essere malconci,
videro il loro bosco rovinato, le provviste decimate.
I
Capi delle tre Tribù si riunirono, concludendo che la battaglia era
stata una disgrazia per tutti: folletti feriti, affamati e tutti
tanto tristi. I folletti si strinsero in un lungo abbraccio e
decisero di condividere i chicchi rimasti, organizzando una grande
festa: la Festa della Pace. La Tribù dei Pisellini distribuì
deliziosi pisellini al burro, la Tribù dei Chicchi di Mais offrì
fragranti biscotti di Meliga e la Tribù dei Semi di Melograno
preparò uno sciroppo di granatina per il brindisi più dolce della
storia.
Raimondo
Vagabondo rimase sempre vigile, anche mentre i folletti dormivano,
non chiuse nemmeno un occhio per solidarietà; per non dimenticare la
lezione prese nota sul suo Diario. Quando Raimondo Vagabondo divenne
vecchio fece testamento e decise di lasciare il Diario in eredità ai
suoi nipoti, in cambio della promessa di raccontare questa storia a
tutti i bambini.
Nadia
Scarnecchia (diritti riservati)
che bella
RispondiEliminaCiao CioccoMamma! Grazie di cuore.
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