Genitori ed equilibristi...
“Le
gioie dei genitori son segrete, e così i loro dispiaceri e timori;
le prime non le sanno e i secondi non li vogliono esprimere”.
Francesco Bacone
Quando
un bimbo nasce, portando con sé immensa gioia e qualche timore, per
la mamma ed il papà ha inizio una nuova carriera: la professione di
genitore. E' un antico mestiere che non richiede titolo e non conosce
scuola, benché già i primi vagiti del pargoletto facciano intendere
che non sarà un lavoro semplice.
Il
cucciolo di casa cresce e con lui crescono anche i dubbi e le domande
di mamma e papà. Arrivano i consigli dei nonni, le informazioni del
pediatra, i suggerimenti delle riviste di pedagogia, delle maestre e
pare che di possibilità ce ne siano proprio tante, forse troppe e il
tempo è sempre troppo poco, da dividere tra mille attività.
Consapevoli dell'importanza del proprio ruolo educativo, la paura di
commettere errori è tanta e molte sono le aspettative che si
proiettano sui propri figli: genitori equilibristi, che cercano di
non cadere e talvolta non si perdonano nemmeno di inciampare.
Non
esiste la formula del genitore perfetto, ogni bambino porta con sé
un mondo, ognuno ha i propri bisogni le proprie inclinazioni, che
vanno riconosciuti e ascoltati. Si possono avere molti figli e dover
agire con ciascuno in maniera diversa, perché sono individui
distinti e questa diversità dev'essere rispettata. Una relazione
basata sull'ascolto reciproco, sulla comunicazione e sulla
condivisione delle esperienze è un buon punto di partenza, per
aiutare il proprio figlio nella costruzione di un'immagine positiva
di sé.
I
ritmi di vita e di lavoro fortemente stressanti rendono i genitori
esausti e spesso non trovano le energie e la pazienza per seguire i
figli come vorrebbero, con conseguenti pericolosi sensi di colpa.
Per una vita sociale armonica, in famiglia e al di fuori, è
necessario dare ai figli delle regole (poche, ma vanno fatte rispettare), che non servono a nulla se non
vengono spiegate e motivate: molte cose non si possono dare per
scontate, un bimbo anche se intelligente e sensibile non può sapere
tutto!
L'esempio è uno dei "metodi" educativi più efficaci: i bambini non
apprendono solo dall'educazione impartita, ma anche dall'ambiente in
cui vivono, quindi se vedranno modelli di comportamento poco corretti, nonostante le regole ed i rimproveri, probabilmente saranno
portati ad imitarli.
Un parolina chiave, sempre presente nel lavoro del
genitore attento, è “coerenza”. E' necessaria, perché i bimbi
faticano a generalizzare e cogliere le eccezioni, quindi è molto
importante che i genitori li aiutino, facendo in modo che la regola
data valga sempre: a casa, dai nonni il cui aiuto è prezioso per
molte famiglie, in vacanza e nei luoghi pubblici e anche quando
hanno l'influenza! Questo principio è valido tanto più i bimbi sono
piccoli, quando crescono sarà più facile gestire le variazioni.
L'educazione
per essere tale deve far leva sui punti di forza del bimbo, ossia
sulle qualità positive che sicuramente ciascun bimbo possiede, in maniera
da stimolare il figlio nel correggere alcuni comportamenti (fare
capricci, dire bugie, etc...). Talvolta capita che, sebbene in maniera inconsapevole, ai bambini vengano attribuite etichette, dicendo cose talvolta poco opportune nei momenti di rabbia :
“sei un testone”, “sei un fannullone”, “non cambierai mai”.
Questo comportamento è controproducente, perché
corrisponde a calare la persona nel ruolo negativo, come se da quel
figlio non ci si potesse attendere di meglio. E' preferibile fargli
intendere che voi siete
sicuri che possa sostituire i comportamenti meno adeguati con altri
più consoni alle sue possibilità, talvolta alcuni bambini faticano a trovare da soli alternative di comportamento, maquesto non significa che aiutati non sappiano fare meglio.
Un
aspetto fondamentale e a volte tralasciato dalla società
moderna è l'educazione emotiva (se ne parla tanto, ma non sempre in concreto si fa molto), ossia insegnare a comprendere le
proprie emozioni, quelle altrui e ad averne rispetto: non è innata,
il bimbo sviluppa l'intelligenza emotiva in primis con l'interazione
materna (con una mamma che sa comprendere e soddisfare i bisogni
primari del neonato, contenendo la sua angoscia) e quindi con
l'interazione con le altre figure di riferimento. E' importante
insegnare al proprio figlio a riconoscere la rabbia, la gioia ad
esprimerle e quando questo processo di riconoscimento avverrà
adeguatamente, anche a gestirle in maniera opportuna. Il bambino ha bisogno di essere guidato a ragionare sulle conseguenze delle proprie azioni e
sull'impatto che queste possono avere sugli altri, perché anche gli
altri hanno dei sentimenti e possono sentirsi feriti e incompresi.
A volte capita che i genitori (e non solo) siano portati a fare dei confronti tra bambini, questo
comportamento può rivelarsi dannoso: ogni bambino è speciale
a modo suo, va aiutato a scoprire il suo modo di essere
meravigliosamente unico, non è fondamentale che abbia necessariamente
risultati brillanti a scuola o nello sport; la cosa fondamentale è
che si senta amato, che sappia sviluppare una giusta gerarchia di
valori, che impari a rispettare sé stesso e gli altri, che sviluppi
il gusto per la vita, il bisogno di provare a far da solo, scoprendo che apprendere ogni giorno cose nuove
può essere divertente.
Dopo questa lunga riflessione condivisa, ciò che ritengo sia veramente importante ricordare è che tutte le persone sbagliano, quindi anche i genitori-educatori e questo non è terribile, ma è assolutamente umano: è necessario esserne coscienti, così come è fondamentale sapere che in educazione non esistono regole certe e stabili, formulette matematiche; si possono leggere libri, riflessioni, spunti, chiedere consigli e confrontarsi, tutto questo è molto utile, ma il mestiere di genitore nessuno lo può insegnare.
Nadia Grazie per le tue riflessioni, sono sempre accertate e un piacere grandissimo leggerle. Noi maestre spesso ci lamentiamo dei genitori però non tutti i genitori sono coscienti di essere "genitori ed anche educatori" e pensiamo sia compito nostro farli capire che hanno questi due ruoli.
RispondiEliminaGrazie a Voi per l'interazione. Penso sia difficile fare i genitori, perchè prima di essere genitori si è persone e si hanno fragilità a volte un pò "accantonate" che a volte l'essere genitore fa emergere e quindi si ha il compito di educare i figli, ma anche di educare se stessi e questo non è sempre facile.
EliminaViviamo in una società che sembra piena di proposte per genitori (libri, trasmissioni tv, siti, etc), ma questa pluralità di offerte a volte forse è troppa,spaventa, disorienta.
Siamo in un'epoca piena di incertezze, dove certe volte ci si sente veramente sottopressione, con la paura di non fare e di non essere mai abbastanza.
Credo che sia importante per un genitore sapere che può sbagliare, sia perchè l'errore è umano e quindi l'essere umano è fallibile, sia perchè l'errore non è una "colpa incancellabile", ma proprio come avviene per i più piccoli, può essere l'opportunità per rivedere i propri comportamenti.
Gli educatori sbagliano, genitori o non genitori, il dramma non è sbagliare, ma è invece pericoloso non pensare di poter sbagliare.
A volte gli insegnanti, come tu dici, si lamentano dei comportamenti di alcuni genitori, in quei momenti è forse opportuno pensare che magari per mancanza di esperienze, per modelli educativi ricevuti durante l'infanzia il genitore non sappia fare diversamente, allora ha bisogno di essere sostenuto.
In tal caso però è necessario che il genitore sia cosciente che in quanto persona può commettere errori, quindi un suggerimento (dato con rispetto) non è un attacco alla persona, ma solo la volontà di mostrare le cose da un altro punto di vista.